Il rapporto umano mano-pittura è strettissimo: molto più stretto, per esempio, di quanto non lo sia con la letteratura o con la musica. Nel bambino come nelle civiltà primitive la mano precede il pennello e qualsiasi altro strumento; il ricorso alla mano è immediato: tanto immediato, che pittori vegliardi come Tiziano e Renoir la riscoprirono proprio alla fine di una vita dedicata all'acquisizione di tecniche sempre più complesse: un ritorno alle origini.
Ma maneggiare significa, a rigore, sporcare: un bambino a cui si è dato un foglio bianco, lo "sporca"; il primitivo "sporca" la caverna in cui abita con l'impronta delle sue mani. Dipingere e sporcare inizialmente coincidono. E coincidono, a pensarci bene, tuttora; anche il più abile e sofisticato degli interventi aggredisce, alla fine, il bianco del foglio, della tela, del muro. Non a caso si è avvertito il bisogno di esorcizzare questo fatto di "sporcare" ritualizzandolo: attribuendoli un significato magico presso i primitivi, attribuendoli un valore culturale e un prezzo presso i civilizzati.